How about some poetry this morning? FROM SPACE.
Paolo Nespoli reads an Emily Dickinson poem aboard the International Space Station as an opening to former US Poet Laureate Billy Collins’ keynote address for Rome’s John Cabot University “Italy Reads” programme yesterday.
Abbiamo visto un poeta ed un astronauta parlare di poesia. Il poeta era un Americano, e interveniva dalla sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei a Trastevere. L’astronauta era un ingegnere aeropaziale italiano, e interveniva da bordo della stazione internazionale in orbita attorno alla Terra. Chi avrebbe detto che un giorno i ruoli assegnati dalla storia contemporanea – l’arte agli italiani, la tecnica agli americani – avrebbero potuto così paradossalmente scambiarsi? Oggi, forse, comprendiamo meglio il significato primario del termine “rivoluzione”: che nel linguaggio della scienza, l’unico che è sempre sinonimo di progresso dell’umanità, significa compiere un giro per ritornare, gli astri ad esempio, nella stessa posizione tra le stelle. Il 12 ottobre, anniversario della scoperta dell’America, abbiamo visto annullarsi la piega del tempo e rivisto un italiano, esploratore degli spazi fisici dell’universo, incontrare un americano, esploratore degli spazi metafisici del linguaggio. Grazie a Billy Collins, il più grande poeta contemporaneo vivente, grazie all’astronauta Paolo Nespoli nel ruolo di lettore dei versi di Emily Dickinson. Grazie alla John Cabot University che li ha invitati in occasione dell’apertura dell’ottava edizione di “Italy Reads Program” http://www.johncabot.edu/italy-reads/default.aspx , grazie all’ Agenzia Spaziale Italiana, all’ ESA – European Space Agency e alla NASA Earth